“Cupertinum” dalla terra del santo toponimico alla città del vino


Abstract


En
This work is composed by two parties in which we try to make a global exam covering the whole period between XVII and XXI century.In first part , concerning XVII-XIX century, we'll focus on figure of the monk Fra Giuseppe Desa, in a period starting from his native city until his beatification. We'll try to catch the role covered by this man for local citizens which leaded, at last, to the statement of figure of town patron saint.In second part we have a coincise historical itinerary about wine manifacturing in XIX-XX century.We'll analyze the wine production starting from a small and autharchic model arriving to the actual growing international trading of excellent products.This important commercial goal was realized only in late Twentieth Century when the Salento's wine-must was yearned for mixing northern wines, poors of sugar in must.This co-operation choiche, which in long period turn out succesful, takes advantage of the name of the saint, even in both wine coperatives.
It
Nei due interventi che dividono questo contributo, cercheremo di affrontare un discorso di lunga durata, coprendo l’arco cronologico compreso tra XVII e XXI secolo.Nella prima parte, relativa agli anni XVII-XIX secolo, ci concentreremo sulla figura di fra Giuseppe Desa e sul periodo che va dalla sua residenza nella città natale alla sua beatificazione.Cercheremo di percepire quale funzione svolse il santo per i suoi concittadini e conterranei, fino alla sua promozione a Patrono cittadino.Nella seconda parte, si svilupperà un sintetico excursus storico sulla produzione del vino nel periodo XIX-XX secolo.Esamineremo il passaggio da una produzione di vino in regime autarchico ad una di eccellenza con la conquista di un mercato internazionale in crescente espansione.Passaggio che si concretizza solo nel tardo Novecento, visto che il mosto salentino e copertinese per buona parte dell’Ottocento e del primo Novecento viene colonizzato dalle grandi aziende del Nord Italia, utilizzato per “spezzare” e migliorare i vini poveri di zucchero prodotti nelle aree geografiche settentrionali.La scelta cooperativistica, che nella lunga durata si rivela vincente, viene maturata sotto l’alto e beneaugurante patronato del santo toponimico, conteso nella stessa intitolazione delle due cantine sociali operanti sul territorio.

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