Chi ha paura della teoria dello sviluppo?


Abstract


It
Questo articolo propone uno schema per una visione unitaria del pensiero sullo sviluppo economico dagli inizi ad oggi. Nell'antica Grecia e nel Medioevo solo un pugno di pensatori elogiò lo sviluppo, o alcuni suoi aspetti, in coincidenza con momenti di forte sviluppo dell'economia reale. Fino all'inizio dell'età moderna dominò l'ostilità di Aristotele per lo sviluppo, la sua condanna del desiderio di arricchire e la sua convinzione, propria di un'economia statica, che l'arricchimento di uno fosse l'impoverimento di un altro. Nel sec. XV iniziò un lungo processo di legittimazione del desiderio egoistico di ricchezza come la vera causa dello sviluppo. Nel sec. XVI, laddove il capitalismo stava decollando, si affermò una cultura favorevole ai progetti mercantilisti di sviluppo nazionale. Ma solo con gli illuministi, e soprattutto con Smith, si arrivò a una teoria generale dello sviluppo. Tuttavia la teoria di Smith trascurava l'investimento in capitale umano, che proprio allora stava diventando il motore dello sviluppo. Gli economisti classici aggravarono questa carenza con la legge del salario al limite di sussistenza. Per di più essi rigettarono le tesi del sottoconsumo, di Sismondi e Malthus, senza però fornire alcun argomento valido contro di esse. La spiegazione offerta da J.S. Mill del business cycle confonde le crisi strutturali con le fluttuazioni di mercato e non risolve il problema del sottoconsumo, dovuto ai bassi salari. Tuttavia gli economisti successivi, compresi i più grandi teorici dello sviluppo (Marx, Schumpeter e Keynes) hanno abbracciato la tesi di Mill e, così, si sono preclusi la possibilità di elaborare una teoria dello sviluppo di lungo periodo. Infine, le nuove teorie chiamate "economia dello sviluppo", degli anni 1940-70, nonostante avessero dimostrato gli errori della legge dei costi comparati e l'inconsistenza della teoria dell'equilibrio economico generale, vennero emarginate o ridotte a qualche caso speciale della teoria mainstream.
En
This article sketches a global view of the thought on economic development since the beginning up to now. In ancient Greece and the Middle Ages only a few thinkers praised development, or some of its aspects, in the occasion of some strong development in real economy. Until the beginning of the Modern Age, Aristotle's hostility to development dominated, together with his condemnation of the attempt to get rich and his conviction, proper of a static economy, that the enrichment of someone was the impoverishment of some other. In the XV century a long process started that in the end legitimised the selfish tendency towards wealth as the very cause of development. In the XVI century, in the countries of the capitalist take-off a new culture spread, favourable to the mercantilist projects of national development. But only the Enlightenment authors, and Smith above all, provided a general theory of development. Smith, however, neglected the investment in human capital, which in that very period started driving development. Classical economists worsened the previous flaw by formulating the law of wages tending to the subsistence level. Moreover, they rejected Sismondi's and Malthus' underconsumption view, but did not provide any valid argument against it. J.S. Mill's explanation of the business cycle confuses structural crises with market fluctuations. It does not solve the underconsumption problem, due to low wages. Nevertheless all later economists accepted Mill's view, including the greatest theorisers of development (Marx, Schumpeter and Keynes). Then these authors missed the chance of elaborating a long run development theory. The new theories called development economics of the 1940s-1970s - although they showed the flaws of the comparative advantages law and the insubstantiality of the general equilibrium theory - were marginalised and reduced to some special case of the mainstream theory.

DOI Code: 10.1285/i11211156a34n2p19

Keywords: sviluppo economico; interesse per sé; sottoconsumo; capitale umano; crisi; economic development; self-interest; underconsumption; human capital; crisis

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