Nudità e senso del pudore nel Medioevo. Riflessioni in margine all’Epistola de balneis di Poggio Bracciolini


Abstract


La descrizione, in una lettera scritta nel 1416 dall’umanista Poggio Bracciolini, della località termale di Baden, nell’attuale Svizzera, laddove uomini e donne, senza alcuna evidente malizia, si immergevano nudi e ntemporaneamente nelle vasche appena divise da un rozzo steccato, offre l’occasione per riflettere sulla mentalità e, in particolare, sul senso del pudore dell’epoca medievale. Le fonti attestano, da una parte, i rigori della legislazione laica (leggi d’età barbarica e bizantina, provvedimenti delle autorità comunali e regie, ecc.) e degli interventi ecclesiastici (penitenziali, e pronunciamenti delle auctoritates cristiane), dall’altra, nella iconografia e nella novellistica, una sorprendente libertà di costumi, lontana dalla sensibilità moderna. Le disposizioni delle autorità pubbliche, volte a impedire, dalla seconda metà del secolo XV, la promiscuità nei balnea pubblici, si inquadrano nella nuova tensione morale, politica e culturale che conferì forti contenuti sociali, o meglio “civici”, all’ammirazione tutta umanistica verso il corpo umano e provocò «un fenomeno di moralizzazione, cioè di controllo politico delle usanze di sociabilità».

DOI Code: 10.1285/i11211156a29n1p77

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