Riformare o sopprimere l’ENAPI? Un «ente pubblico di settore» nella transizione dal fascismo all’età repubblicana
Abstract
IT
L’Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie (ENAPI) fu un «ente pubblico di settore» creato dal fascismo 1925 e soppresso nel 1978, nell’ambito dei provvedimenti sul decentramento regionale. La fase tra il secondo dopoguerra e primi anni Sessanta fu fondamentale per il definirsi di continuità e discontinuità, tra epoca fascista ed età repubblicana, della funzione dell’ente, sul duplice fronte amministrativo-istituzionale ed economico. In questo quindicennio, infatti, le sorti dell’ENAPI s’intrecciarono con questioni di grande rilevanza: la ridefinizione dei rapporti dell’ente sul piano politico, la diversificazione delle associazioni di rappresentanza degli interessi, i progetti di riforma dell’amministrazione ordinaria e straordinaria, le nuove politiche per il Mezzogiorno, il mutamento dei caratteri della piccola industria e dell’artigianato. Nato dall’evoluzione di una legge del 1919 di matrice nittiano-luzzattiana volta a promuovere lo sviluppo dei due settori, nel ventennio fascista, l’ente era stato trasformato in uno strumento per ottenere il consenso sia degli industriali sia, e soprattutto, degli artigiani, attraverso una politica principalmente assistenziale. Dopo il 1945, l’oscillazione tra tentativi di soppressione e aspirazioni riformistiche non si risolse mai del tutto. Restò forte, nel management dell’ente, il ruolo della Confindustria, cui si aggiunsero le nuove associazioni artigiane di stampo cattolico (Confartigianato in primis) e i forti legami con la DC. Essi fecero dell’ENAPI il crocevia, sia al centro sia nelle periferie, di una rete di relazioni con altre istituzioni, grazie alla quale l’organismo parastatale sopravvisse al primo tentativo di soppressione degli «enti inutili» del 1956. Le istanze di riforma per la maggiore efficienza ed incisività economica restarono però inattuate, così come il rinnovo statutario, realizzato solo nel 1963, si ridusse ad un’operazione di mero svecchiamento formale, mentre fu mancato anche l’obiettivo dell’inserimento dell’ente nelle iniziative volte allo sviluppo del Sud.
EN
The «Public agency for handicraft and small industries» (‘ENAPI’) was a sectorial public agency created by fascism in 1925 and abolished in 1978 by the measures on the regional decentralization. The period from the Second World War to the early sixties was crucial to define, between the fascist era and the Republican one, the continuity and discontinuity of the function of the agency, both administratively and economically. In these fifteen years, in fact, the story of ENAPI faced very important issues: the redefinition of the relationship on the political level, the diversification of the associations representing the interests, plans for reform of the ordinary and extraordinary administration, the new policies for the South, the change of the characteristics of small-scale industry and crafts. The agency, born from the evolution of a law of 1919 ordered by Nitti and Luzzatti for the development of the two sectors, during the fascist period had been transformed into an instrument to achieve the consensus of both the industry and, especially, the artisans, mainly through a social care policy. After 1945, the oscillation between suppressive attempts and reformist aspirations did not end ever at all. Confindustria continued to have a significant role in the management of the agency, to which were added the new Catholic handicraft Associations (especially Confartigianato) and the strong links with the party of the Christian Democrats. They transformed the ENAPI into a crossroads, both at the center and in the suburbs, of relationships with other institutions, through which the same agency survived to the first law against the «useless agencies» of 1956. Instances of reform for greater economic efficiency and incisiveness, however, were disregarded, as well as the statutory renewal, made only in 1963, was reduced to a mere formal rewrite, while failure was also the purpose of involving the agency in initiatives aimed to the development of the South.
L’Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie (ENAPI) fu un «ente pubblico di settore» creato dal fascismo 1925 e soppresso nel 1978, nell’ambito dei provvedimenti sul decentramento regionale. La fase tra il secondo dopoguerra e primi anni Sessanta fu fondamentale per il definirsi di continuità e discontinuità, tra epoca fascista ed età repubblicana, della funzione dell’ente, sul duplice fronte amministrativo-istituzionale ed economico. In questo quindicennio, infatti, le sorti dell’ENAPI s’intrecciarono con questioni di grande rilevanza: la ridefinizione dei rapporti dell’ente sul piano politico, la diversificazione delle associazioni di rappresentanza degli interessi, i progetti di riforma dell’amministrazione ordinaria e straordinaria, le nuove politiche per il Mezzogiorno, il mutamento dei caratteri della piccola industria e dell’artigianato. Nato dall’evoluzione di una legge del 1919 di matrice nittiano-luzzattiana volta a promuovere lo sviluppo dei due settori, nel ventennio fascista, l’ente era stato trasformato in uno strumento per ottenere il consenso sia degli industriali sia, e soprattutto, degli artigiani, attraverso una politica principalmente assistenziale. Dopo il 1945, l’oscillazione tra tentativi di soppressione e aspirazioni riformistiche non si risolse mai del tutto. Restò forte, nel management dell’ente, il ruolo della Confindustria, cui si aggiunsero le nuove associazioni artigiane di stampo cattolico (Confartigianato in primis) e i forti legami con la DC. Essi fecero dell’ENAPI il crocevia, sia al centro sia nelle periferie, di una rete di relazioni con altre istituzioni, grazie alla quale l’organismo parastatale sopravvisse al primo tentativo di soppressione degli «enti inutili» del 1956. Le istanze di riforma per la maggiore efficienza ed incisività economica restarono però inattuate, così come il rinnovo statutario, realizzato solo nel 1963, si ridusse ad un’operazione di mero svecchiamento formale, mentre fu mancato anche l’obiettivo dell’inserimento dell’ente nelle iniziative volte allo sviluppo del Sud.
EN
The «Public agency for handicraft and small industries» (‘ENAPI’) was a sectorial public agency created by fascism in 1925 and abolished in 1978 by the measures on the regional decentralization. The period from the Second World War to the early sixties was crucial to define, between the fascist era and the Republican one, the continuity and discontinuity of the function of the agency, both administratively and economically. In these fifteen years, in fact, the story of ENAPI faced very important issues: the redefinition of the relationship on the political level, the diversification of the associations representing the interests, plans for reform of the ordinary and extraordinary administration, the new policies for the South, the change of the characteristics of small-scale industry and crafts. The agency, born from the evolution of a law of 1919 ordered by Nitti and Luzzatti for the development of the two sectors, during the fascist period had been transformed into an instrument to achieve the consensus of both the industry and, especially, the artisans, mainly through a social care policy. After 1945, the oscillation between suppressive attempts and reformist aspirations did not end ever at all. Confindustria continued to have a significant role in the management of the agency, to which were added the new Catholic handicraft Associations (especially Confartigianato) and the strong links with the party of the Christian Democrats. They transformed the ENAPI into a crossroads, both at the center and in the suburbs, of relationships with other institutions, through which the same agency survived to the first law against the «useless agencies» of 1956. Instances of reform for greater economic efficiency and incisiveness, however, were disregarded, as well as the statutory renewal, made only in 1963, was reduced to a mere formal rewrite, while failure was also the purpose of involving the agency in initiatives aimed to the development of the South.
DOI Code:
10.1285/i11211156a28n1p39
Keywords:
enti pubblici di settore; transizione politica; associazionismo artigiano; Confindustria; partiti repubblicani; sectorial public agencies; political transition; handicraft associations; industrial association (Confindustria); republican parties
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