Drain Brain: monitorare il drenaggio cerebrale negli astronauti per prevenire problemi cardiovascolari


Abstract


Un importante obbiettivo della ricerca spaziale internazionale, in preparazione all'esplorazione umana della Luna e di Marte, è quello di tutelare la salute degli astronauti. Il volo spaziale induce importanti alterazioni a carico di diversi sistemi fisiologici e queste risposte adattative inducono un generale decondizionamento dell'organismo. I programmi di ricerca medica hanno lo scopo di assicurare la salute degli astronauti che affronteranno viaggi spaziali oltre l'orbita bassa, permetterne la pronta operatività una volta arrivati a destinazione e consentirne un sicuro recupero al rientro sulla Terra. Fra i programmi messi in campo dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), gli esperimenti denominati Drain Brain, svolti in collaborazione con l'Università di Ferrara, sono particolarmente esemplificativi da questo punto di vista. Il progetto, iniziato con la collaborazione di Samantha Cristoforetti nel 2014, ha permesso di dimostrare il funzionamento di un pletismografo per lo studio del circolo cerebrale ed il ritorno venoso dall'encefalo al cuore in condizioni di microgravità. Nei prossimi due anni, grazie al progetto Drain Brain 2.0, gli equipaggi della Stazione Spaziale Internazionale verranno studiati con una nuova versione del sensore pletismografico, sincronizzato con l'elettrocardiogramma, per valutare l'efficienza cardiaca ed il drenaggio cerebrale in rapporto a sintomi come vista offuscata, intorpidimento, annebbiamento o il temuto insorgere di una trombosi giugulare, legata al rallentamento del flusso per assenza del gradiente gravitazionale. Drain Brain 2.0 genererà anche importanti ritorni a Terra, chiudendo il circolo virtuoso dell'applicazione terrestre della ricerca condotta nello Spazio. La nuova strumentazione è di fatto ideale per un uso in telemedicina su pazienti cardiopatici o con problemi cognitivi.

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